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“La sposa blu” in scena al Teatro Astra di Torino

di Alan Mauro Vai, TEATRIONLINE (23/05/2022)





Silvia Battaglia esplora la favola di Barbablu.

Al Teatro Astra di Torino va in scena, all’interno della stagione della Fondazione TPE, La sposa Blu, spettacolo performativo di Silvia Battaglio che connette la danza e il teatro fisico e di figura alla sperimentazione drammaturgica e iconografica.

Lo spettacolo è una «scrittura di scena» che vede interagire una performer e tre preziose marionette degli anni ’40, appartenenti alla storica collezione Toselli e custodite presso l’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare di Grugliasco (To), prendendo le mosse dalla fiaba Barbablù di Charles Perrault e indagando il tema della violenza di genere, con una rigorosa metodologia di approfondimento scenico. All’interno del lavoro della Battaglio si percepiscono distintamente i filoni principali di ricerca dell’artista torinese: il teatro fisico, con una particolare attenzione alla qualità del movimento e alla costruzione di una partitura corporea che restituisce lo spazio interno della protagonista, agito nell’interazione intima e fortemente emotiva con le tre marionette in scena, la danza contemporanea, strutturata su di uno scrupoloso disegno di gesti e vettori, di orientamenti fisici e spazialità con le marionette che tagliano la scena dalla diagonale, al fondo, al proscenio, la drammaturgia contemporanea, con l’interpolazione nel solco della fiaba originaria di suggestioni letterarie da Shakespeare ai Fratelli Grimm, la voce e il canto, cristalline linee di profondità che connettono il cuore degli spettatori al battito della scrittura scenica. In scena solo uno sgabello e una lampada calata dall’alto, oggettualità in via di metamorfosi, e le marionette, in un’interazione struggente e poetica che traccia la meticolosa ricostruzione di sentimenti e privazioni, di dolori e violenze della protagonista della fiaba, velati dal sottile legame fra gesto, anima e segno. Uno spettacolo che scuote le corde più intime, che tocca picchi di introspezione emotiva e iconografica, lasciando agli spettatori un cuore pulsante di meraviglia.




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