// ZEROGRAMMI
REPERTORIO
EMANUELE SCIANNAMEA
WOLKENHEIMAT_TRATTATO DELLA LONTANANZA
Nell’esperienza dell’esilio la dislocazione dello sguardo si fa interrogazione profonda, lo sradicamento non cerca protezioni al di fuori del linguaggio. Che spesso è la sola zattera nel mare dell’estraneità e della solitudine. (Antonio Prete)
Il Trattato della Lontananza, creazione per tre danzatori, è una storia di attraversamenti di soglie, di confini, di distanze. Qui il lontano si fa linea di frontiera e luogo cui appartengono la solitudine e la difficoltà di incontrare e comprendere l’altro. Oggi la lontananza non è più lontana ma prossima, transitabile, persino domestica.
Il Trattato della Lontananza, luogo di una geografia interiore, è il tentativo maldestro, goffo e superficiale di cercare l’altro, di attirare la sua attenzione, per non sentirsi smarriti e isolati, perché dell’altro c’è un bisogno primordiale. Ma incontrarsi davvero è complicato, come lo è pensare all’altro come a un approdo, a un salvatore, a qualcuno che ci accoglie senza riserva alcuna. I continui incontri e scontri tra gli interpreti, rendono evidente l’incapacità, dettata da orgoglio, paura e insicurezza, di offrirci all’altro con lealtà; il rischio è di risultare una brutta copia di se stessi.
Condividiamo una casa, un letto, i figli, il lavoro, i mezzi pubblici, i tavolini al ristorante, le spiagge affollate, gli uffici… siamo così vicini, eppure così lontani. (E. Sciannamea)
regia e coreografie / direction and choreography Emanuele Sciannamea | con / with Pieradolfo Ciulli, Roberta De Rosa, Stefano Roveda | costumi e scene / costumes and scenes Zerogrammi | produzione / production Zerogrammi | coproduzione / coproduction Fondazione Teatro Piemonte Europa, Festival TEATRO A CORTE, Festival Oerol | con il sostegno di / with the support of Regione Piemonte, MIBACT
(...) C'est d'une incroyable beauté tant les mouvements sont légers et fluides en même temps que d'une précision extrême. Ce n'est pas vraiment une histoire qui nous est racontée, pas de début ni de fin. Mais des gestes de la vie quotidienne qui apparaissent soudain comme éminemment poétiques pour se trouver peu à peu entraînés dans une folie burlesque, avec parfois un cri ou un rire qui s'exacerbe jusqu'à devenir dérangeant. Le public est saisi, émerveillé, complètement sous le charme de ces trois êtres magnifiques aux gestes aériens.
N. Bourbon, Reg Arts