// ZEROGRAMMI
REPERTORIO
STEFANO MAZZOTTA
LA GRAMMATICA DELLE NUVOLE
Sii quello che sembri. (Alice nel paese delle meraviglie, L. Carroll)
La grammatica delle nuvole è il sistema di regole che disciplinano la capacità di sognare. A esso potremo affidarci quando ci sembrerà che non esistano più luoghi sconosciuti da visitare, più nessun bosco da esplorare né mari da solcare sperando di imbattersi in isole misteriose. Potremo perderci tra le sue pagine se avremo l’impressione di non corrisponderci più e che un imminente sentimento di uniformità si stia prendendo gioco delle nostre differenze. Allora potremo chiamarci “Alice”, custodi di un paese chiamato delle meraviglie, lievi e traboccanti di domande curiose, in caduta libera verso un ignoto misterioso che promette avventure. Alice. La Grammatica delle nuvole racconta una caduta all’indietro. E un paese delle meraviglie che tutti ci attende, sospeso nell’alba di un autunno dolcissimo e perenne. Vi abitano personaggi improbabili e strampalati, che raccontano un carosello di evocazioni e memorie di un tempo lontano condiviso con Alice, della quale ora resta in scena solo l’eco di una voce nascosta. È dunque la dolcezza del ricordo a regnare in questo nostalgico giardino d’autunno dov’è sempre possibile prendere un thè, dove è lecito essere grandi o piccoli all’occorrenza. Dove, se solo volessimo dare loro un nome e chiamarle a noi, potrebbero schiudersi, davanti ai nostri occhi, infinite lievi meraviglie, celate tra le cose più piccole e insignificanti.
progetto, regia e coreografia / project, direction and choreography Stefano Mazzotta | con / with Chiara Guglielmi, Chiara Michelini, Stefano Roveda | drammaturgia / dramaturgy Fabio Chiriatti | voce off / voice off Maria Cristina Valentini | costumi, scenografie e luci / costumes, sets and lights Stefano Mazzotta | produzione / production Zerogrammi | in collaborazione con / in collaboration with Teatro di Bismantova (It), CASA LUFT (It) | con il sostegno di / with the support of Regione Piemonte, Mibac
(...) Un teatro di danza fra i più profondi nel panorama torinese, in cui i tre personaggi si fanno evocazioni, parti inconsce di storie a metà fra reale e onirico.(...)
Giovanni Bertuccio, Whip Art
(...) Questa Alice è dotata di una forza narrativa unica, data dalla tenerezza e da un pathos assoluto ma controllato. La coreografia accompagna il pubblico in un intimismo dal sapore agrodolce e suscita un sentimento di fiduciosa e commossa gentilezza nei confronti della narrazione fantastica. L’autunno in questa Alice si trasforma in una seconda primavera lasciando lo spettatore avvolto dai tenui colori e dalla bellezza del finale dove un silenzio carico di emozioni accompagna gli affetti ritrovati. Cinquanta minuti di pura poesia.(...)
Michele Olivieri, Danzaeffebi
(...) È governato da una “grammatica delle nuvole” il linguaggio coreografico di Zerogrammi, un lessico leggero di smorfie e sospiri, attese e rincorse, ammiccamenti e filastrocche. Anche in Alice, come in molti dei precedenti lavori, ritroviamo tutti gli ingredienti che hanno reso la compagnia una delle realtà più interessanti della nostra danza contemporanea: la cura nella partitura coreutica, la potenza evocativa delle immagini, il raffinato uso dello spazio scenico, l’attenzione allo sviluppo drammaturgico.(...)
Maddalena Giovannelli | Stratagemmi
(...) Come un’epifania giungono vivi odori, sapori e luci di giorni lontani, addormentati nel ricordo e risvegliati nel presente, quando l’emozione li ricongiunge a noi in tutta freschezza. È malinconica euforia ad infondere quel nostalgico tepore del tempo che passa e di foglie che cadono, rosse nelle nervature, grandi e palmate, ricoprendo un «giardino d’autunno» perso nell’altrove. In questo spazio vigono delle regole stabilite da La grammatica delle nuvole di Zerogrammi. (...)
Lucia Medri, Teatroecritica
(...) La rappresentazione è un composto fluido di segni gestuali, sonori e visivi che si ricreano in un modo comunicativo unico, mai didascalico, sempre suggestivo ed evocativo. La complessa combinazioni di elementi drammaturgici differenti si consegna al pubblico in modo incredibilmente diretto ed efficace. La grammatica delle nuvole è un linguaggio privo di regole sintattiche ma chiaro e leggibile in ogni suo gesto; non lascia tracce ma riempie luoghi. È la punteggiatura di una pagina bianca, un racconto scritto senza inchiostro.
Alice Giuliani, Nucleo Art-Zine
(...) La meraviglia è visiva, è nei loro corpi, è negli inciampi, è nella danza aerea dei lampadari accesi e ondeggianti, è nella felice regressione allo stato dell'illogico. (...)
Salvatore Insana, KLP