// ZEROGRAMMI
IN CANTIERE
STEFANO MAZZOTTA
IL RACCONTO DELL'ISOLA SCONOSCIUTA
Se non esci da te stesso, non puoi sapere chi sei.
Josè Saramago
Il progetto coreografico Il racconto dell’isola sconosciuta, liberamente ispirato all’omonima opera di José Saramago, si inscrive all’interno di un più ampio progetto artistico intorno al tema del tempo, del suo scorrere e della condizione emotiva e sociale che questa relazione innesca. Sulla scia del procedente Elegìa delle cose perdute (i cui quadri coreografici declinano la relazione umana con il tempo passato, con ciò che è abbandonato, perduto, lasciato indietro, restituendo una riflessione su temi quali memoria, nostalgia, appartenenza e esilio) questa creazione concentra la propria ricerca sul rapporto con il tempo futuro, sulla condizione presente, sospesa e incerta, che traghetta le nostre esperienze verso i desideri e le speranze di là da realizzarsi.
Questo rapporto, questa percezione spiccatamente umana circa il tempo e il suo scorrere è parte della nostra natura di esseri narrativi, naturalmente predisposti a raccontare e ascoltare storie in cui poterci riconoscere, che affondano le proprie radici nell’esperienza passata e che tornano a vivere nel presente raccontandoci ciò che siamo e di cosa siamo parte per guidarci nel trascorrere del tempo. La natura che ci muove vi moltiplica intorno significati e ragioni al solo scopo di mettere a fuoco un senso del vivere. Vi è radicata all’interno la domanda delle domande, luogo misterioso di partenze e ritorni della filosofia e del pensiero umano sin dalla notte dei tempi: io chi sono?
Nel persistere della domanda sta la fame di nominare le cose tutte, per conoscerle e per conoscersi e distinguersi: il logos indispensabile a definire un’identità. Ma questo ancora non basta poiché, d’altro canto, noi tutti siamo un più rispetto a questa definizione, un altro, un cambiamento e una contraddizione, un luogo sconosciuto ancora e sempre da scoprire, descrizioni di descrizioni. Perciò sarà continuamente insufficiente la risposta e incessante e lacerante e inconcludente il viaggio in cerca di sé. Ciò che siamo è nella domanda: non è dato né certo, è l’uno, il nessuno, il centomila, è la somma dei millimetri del viaggio, è una profondità che dimora sotto la pianta dei nostri piedi. Eppure la vita non è altro che un eterno presente e l’esistere è cosa dell’istante: il Goethiano Augenblick in un’assetata ricerca del senso della vita, in uno spazio liquido che è superficie e fin dove i nostri occhi possono vedere, fluttuante e sospeso sul passato sotto di noi che è sommerso sotto il mare del tempo.
Quando uno vive, vive e non si vede.
Luigi Pirandello
Un uomo chiede al re una barca per andare in cerca di un’isola sconosciuta. Esaudita la richiesta, questi parte (o sogna di partire) per un viaggio poetico e onirico, ricco di simboli e metafore. Quello sognato o intrapreso dall’uomo è dunque un viaggio che lo condurrà alla ricerca di sè, alla coscienza di ciò che è disposto a lasciare in porto per salpare libero, un viaggio di crescita di quelli che capitano ai protagonisti di ogni fiaba per il quale gli è richiesto il più coraggioso e spaventoso degli atti di fede: abbandonare la certezza e abbracciare l’ignoto, la domanda, il mistero e l’incanto. Attraverserà, nella metafora del viaggio per mare, le sue medesime profondita, muovendo e svelando parole che non sapeva di avere, abbracciando la sua fragilità come la parte più distintiva di sé, realizzando che egli stesso è l’isola misteriosa di cui va in cerca, la domanda, il luogo eternamente sconosciuto e incollocabile poiché parte di un eterno cambiamento, viaggio che dimentica la partenza e partenza che desidera il ritorno verso o da un oltre-isola sconosciuta, invisibile che diventa concreto e raggiungibile solo nella sua raffigurazione, tensione alla scoperta, culla della memoria, crogiuolo di partenze e ritorni, identità.
progetto, regia e coreografie / project, direction and choreographies by Stefano Mazzotta | creato con e interpretato da / created with and interpreted by Amina Amici, Alessio Rundeddu, Damien Camunez, Gabriel Beddoes | scene / sets Jacopo Valsania | costumi e oggetti di scena / costumes and props Stefano Mazzotta | disegno luci / light design Tommaso Contu, Stefano Mazzotta | direzione tecnica / technical direction Tommaso Contu | collaborazione alla drammaturgia / collaboration to the dramaturgy Silvia Battaglio | cura della produzione / care of the production Valentina Tibaldi | segreteria di produzione / production assistant Maria Elisa Carzedda | produzione / production Zerogrammi | in collaborazione con / in collaboration with INTERCONNESSIONI 2021/Tersicorea_Cagliari, Cantieri Teatrali Koreja | con il sostegno di / with the support of TAP_Torino Arti Performative, Regione Piemonte, MIC_Ministero della Cultura