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ELEGìA DELLE COSE PERDUTE
// ZEROGRAMMI
IN SCENA

STEFANO MAZZOTTA

ELEGìA DELLE COSE PERDUTE

  • UNA GENESI


    Ispirato a Os pobres, romanzo aspro e doloroso dello scrittore e storico portoghese Raul Brandão, Elegìa delle cose perdute è un articolato progetto coreografico che ha impegnato la compagnia Zerogrammi lungo tre anni di processo artistico ospite, in Sardegna, del programma di residenze Artisti nei territori / Interconnessioni. Nell'articolata traiettoria creativa che ha condotto alla creazione la compagnia, seguendo una modalità di lavoro consolidata negli anni, ha interrogato territori, contesti e linguaggi diversi collezionando un archivio vivo di materiali e testimonianze che hanno nutrito il corpo danzante con segni e ispirazioni non solo di natura coreutica ma provenienti da vocabolari altri (arti plastiche, video, fotografia, letteratura) e da un’esperienza del mondo che si sostanzia nella relazione con luoghi e persone fuori dai contenitori convenzionali del teatro. Ne sono nate quattro differenti declinazioni, l’una interconnessa all’altra: nell’ordine un pluripremiato mediometraggio, uno spettacolo, un libro fotografico arricchito da un testo inedito di Eugenio Barba e infine un progetto di comunità che, accompagnando la fruizione dello spettacolo, prosegue e moltiplica il dialogo con sempre nuovi territori e comunità.



    SINOSSI 


    Benedetti siano gli istanti e i millimetri e le ombre delle piccole cose.
    Fernando Pessoa


    Questa è la storia tragicomica di una famiglia di anime: povere, derelitte, humus del mondo (R. Brandao). Abiti logori, dai toni della terra, coprono malamente la pelle livida, cerea al punto che l’ultima luce del tramonto sembra farla risplendere d’oro. Le loro storie, pur differenti nelle forme di esilio cui sono assoggettate, sono accomunate da un medesimo sentimento di vuoto, generato da un’assenza inesorabile e da una contingenza di miseria nera che s’inscrive in un presente senza soluzione di continuità, di una tristezza clownesca e tenera. Di tanto in tanto li accompagna l’eufonia minore di canti semplici e popolari sussurrati al cielo di notte o l’incedere malinconico di un valzer nostalgico. Ciò che resta delle loro azioni, dei loro sforzi inutili è racconto di un sentimento di cose perdute. Tra di loro vive, sospeso sul limitare di questo spazio scenico che ha i colori di una stazione di posta, un poeta il cui nome è Gabirù. Tutto ciò che è per loro confine senza appiglio di uno scoglio, argine, compimento, conclusione, per il poeta è l’iperbole da un qui e ora che è inizio, sconfinamento, invito al viaggio, all’attraversamento, alla metamorfosi. Dal limitare del presente, le parole di Gabirù muoveranno i compagni di scena oltre il purgatorio della dimenticanza e del rumore, dentro un tempo poetico, silenzioso, non più lontano ma vivibile, transitabile. Una nostalgia di cose mai state, di una piccola patria mai perduta, il luogo di una memoria inventata, un passato, un presente, un futuro pensati sulle figure di questa invenzione. Le parole e la danza del poeta tracciano l’iperbole verso il riscatto di una terra promessa. Dove si può andare senza mai arrivare attraversando un desiderio, una capriola del pensiero, una spirale del cuore, una siepe-confine di leopardiana memoria, da cui poter contemplare la bellezza disarmante dell’infinito.


  • soggetto, regia e coreografia / subject, direction and choreography Stefano Mazzotta | una riscrittura da / a rewrite from Os Pobres di / by Raul Brandao | creato con e interpretato da / created with and interpreted by Alessio Rundeddu, Amina Amici, Damien Camunez, Gabriel Beddoes, Manuel Martin, Chiara Guglielmi, Riccardo Micheletti | collaborazione alla drammaturgia / collaboration to the dramaturgy Anthony Mathieu, Fabio Chiriatti | luci / lights Tommaso Contu, Stefano Mazzotta | direzione tecnica / technical direction Tommaso Contu | assistente di scena / stage assistant Riccardo Micheletti |costumi e scene / sets and costumes Stefano Mazzotta | segreteria di produzione / production assistant Maria Elisa Carzedda | produzione / production Zerogrammi | coproduzione / copro- duction Festival Danza Estate - Bergamo (It), La meme balle – Avignon (Fr), La Nave del Duende - Caceres (Sp) | con il contributo di / with the contribution of Residenza artistica artisti sul territorio INTERCONNESSIONI / Tersicorea / Sardegna, Comune di Settimo S. Pietro, Comune di Selargius, Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna, Regione Sardegna, Regione Piemonte, MIC - Ministero della Cultura, FONDAZIONE Banco di Sardegna | in collaborazione con/in collaboration with CASA LUFT, Ce.D.A.C Sardegna - centro diffusione attività culturali circuito multidisciplinare dello spettacolo dal vivo, PERIFERIE ARTISTICHE - Centro di Residenza Multidisciplinare della Regione Lazio - Supercinema, Tuscania

  • ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // behind the scenes
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    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // behind the scenes
    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // teaser indoor
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    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // teaser indoor
    ELEGIA DELLE COSE PERDUTE // IN SCENA
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    ELEGIA DELLE COSE PERDUTE // IN SCENA
    PH. S. MAZZOTTA, R. CARBONI, R. CECCHINI, U. DOLCINI, F. ZEDDA, A. COVA, F. FALEO, G. SAVANT, G. CASAMENTI, C. MAMMANA
    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // behind the scenes (sottotitolato)
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    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // behind the scenes (sottotitolato)
    INTERCONNESSIONI 2020 // docufilm
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    INTERCONNESSIONI 2020 // docufilm
    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // trailer film
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    ELEGìA DELLE COSE PERDUTE // trailer film
    ELEGIA // SARDEGNA 2020
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    ELEGIA // SARDEGNA 2020
    PH. S. MAZZOTTA
    RESIDENZE ARTISTICHE INTERCONNESSIONI 2020 | ELEGIA DELLE COSE PERDUTE // intervista a Stefano Mazzotta
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    RESIDENZE ARTISTICHE INTERCONNESSIONI 2020 | ELEGIA DELLE COSE PERDUTE // intervista a Stefano Mazzotta
    ELEGìA // MAKING OF
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    ELEGìA // MAKING OF
    PH. A. MATHIEU
    INTERCONNESSIONI 2019 // una residenza artistica per Zerogrammi/Elegìa delle cose perdute
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    INTERCONNESSIONI 2019 // una residenza artistica per Zerogrammi/Elegìa delle cose perdute
    ELEGIA // TUSCANIA 2019
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    ELEGIA // TUSCANIA 2019
    PH. S. MAZZOTTA
    INTERCONNESSIONI 2018 // docufilm
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    INTERCONNESSIONI 2018 // docufilm
  • (...) Stefano Mazzotta mette in scena un’opera di pura poesia, sprigionata da una comunità derelitta, esiliata, portatrice d’inquietudini, di desideri, di aspirazioni, di ricerca e attaccamenti alle proprie radici, di abbandono e di speranza.

    Giuseppe Distefano | Cittanuova


    Elegia delle cose perdute è l’emblema di una poetica attenta alla realtà circostante. Arricchita dalle storie de “I Poveri”, uomini pervasi da mancanze e desideri dal romanzo del portoghese Raul Brandao,l’opera diventa anche sorprendentemente attuale, offrendo uno spaccato, indiretto e interessante, delle privazioni e delle speranze di oggi.

    Daria Chiappe | Danzasi


    Attraverso capriole del pensiero, simbolismi a volte blandi a volte duri come consunte suole di scarpe sotto i denti, l’Elegia delle cose perdute ricuce sulla pelle del pubblico le amicizie, gli amori, i dissapori, le morti e le vite di questi simulacri di umanità spaiati e manchevoli.

    Francesco Chiaro | Persinsala


    Un clima intenso, ricco di suggestione, con corpi che dialogano fra loro e col pubblico. Una storia che si dipana fra personaggi in lotta contro un avverso destino, ma uniti dalla condivisione dell’avventura esistenziale.

    Sandro Allegrini | Perugiatoday


    (...) Elegìa delle cose perdute riesce con grande poesia a restituirci l’anima del libro di Brandao, delle classi povere rurali, dei semplici, ma ci ricorda anche da dove veniamo, da quale realtà povera e contadina sorga questo paese ora arrogante nel sentirsi ricco e civile, vincente anche quando cor- roso dalle miserie, totalmente sradicato perché incapace di ricordate per cosa ha combattuto e su quali ceneri è risorto.

    Enrico Pastore | Il Pickwick


    Incedono solennemente, con calma e rispetto, attirati dal desiderio di non essere più soli. Conmovenze delicate, quasi fragili nella loro dolcezza, danno vita a scene che si scompongono e ricompongono al ritmo di una musica e delle ambientazioni sonore che riportano ad un passato autentico, ruvido.

    Letizia Mologni | Albanoarte Teatro


ph. S. Mazzotta, U. Dolcini, A. Cova, P. Matta, C. Mammana, V. Cannas

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